Fosse ancora qui lo vedremmo, certamente, sfrecciare su una bici un po’ sgangherata per le vie di Busto e dintorni, lo vedremmo, forse, appoggiare la bici al muro; sollevare la tonaca, togliere le storiche mollette e riprendere a correre. Sì. Correre verso chiunque gli chiedesse aiuto. In bicicletta, a piedi, di corsa, sempre con sguardo apparentemente estatico. In avanti, come perso nel vuoto, ma mai cieco e miope al prossimo. Sguardo e agonismo da “ossimoro” che corre, pedala e cammina.

Antico e moderno, proveniente dal passato delle mollette e proiettato al futuro del virtuale, sempre teso al trascendente, ma con grande attenzione all’orizzontale. Determinato, rigoroso, esigente, lo vedremmo giocare all’oratorio o con i “suoi” ragazzi della comunità, con il gusto di vincere, non concedendo nulla, neanche un centimetro, neanche uno scarto, neanche un dribbling.

Insomma determinato e rigoroso con sé, il suo fisico e il suo animus, secondo non lo stereotipo del buonismo bonaccione, ma la testimonianza del rigoroso, esigente con sé e con gli altri.

Un amore grande che non è dolce sentimentalismo, ma è grande passione per gli altri e per la vita. Al punto da donarla. I suoi alunni – io non sono stato tra questi, ma ho calcato i corridoi e i banchi dello stesso liceo – lo ricordano concentrato, ad occhi socchiusi mentre spiega anche i passi più complessi della Bibbia e delle letture, senza risparmiare atteggiamenti plateali.

Lo vedremmo rivolgersi a tutti, fragili, bisognosi, meritevoli, bulli ante litteram, con quello stesso sguardo, mai vuoto, sempre velato di pensieri, con quel volto severo ma non buio, con quel sorriso timido e riservato, ma non remissivo. Da innamorato della vita e del prossimo, se ne è andato nel giorno di san Valentino. Anche tra chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, dalle diverse angolature e prospettive, c’è spesso il rimpianto di non aver colto fino in fondo la profondità del suo pensiero e della sua parola, ma soprattutto del suo esempio.

Oggi, grazie soprattutto agli Amici di Don Isidoro, questo rimpianto può tramutarsi in ulteriore stimolo ad approfondire, inseguendo quello sguardo mai abbassato a terra. Sempre proiettato all’eterno. Un eterno che è già oggi. Già qui.

Gigi Farioli, sindaco di Busto Arsizio